Essere scienziata oggi: tra sogni, sfide e voglia di lasciare il segno
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L’11 febbraio si celebra la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, un’occasione per riconoscere il contributo fondamentale delle donne nella ricerca e per ispirare le nuove generazioni a intraprendere questa strada. Per dare voce a chi ogni giorno lavora con passione nel mondo scientifico, abbiamo intervistato due delle nostre ricercatrici, Valeria Parente e Manuela Magni.
Le loro esperienze ci raccontano una scienza che è azione, curiosità e desiderio di fare la differenza, con un obiettivo comune: migliorare la vita dei pazienti e delle loro famiglie.
Scopri il loro percorso, le motivazioni che le hanno spinte verso la ricerca e i consigli per le giovani scienziate di domani.
Guarda il video e leggi l’intervista completa!
Cosa ti ha spinto a scegliere la carriera scientifica?
Valeria Parente: Non ho avuto una vera e propria folgorazione. Sono sempre stata molto curiosa e desiderosa di imparare e di scoprire cose nuove. Mi sono iscritta a biologia perché mi sembrava che questo percorso di studi fosse in linea con questa mia indole, ma all’inizio ero spinta soprattutto dalla passione per lo studio. La passione per la ricerca è arrivata dopo, quando ho messo piede per la prima volta in laboratorio, durante la tesi di laurea: lì è iniziata la vera magia. Mi emozionava pianificare gli esperimenti, mettere in pratica le idee, osservare i risultati, analizzare i dati e scoprire se l’ipotesi iniziale reggeva o se, invece, serviva ripartire da capo per esplorare nuove strade. Era come risolvere un puzzle, dove ogni pezzo aggiungeva un tassello alla comprensione di qualcosa di più grande.
Manuela Magni: Fin da piccola il mondo della scienza mi ha sempre affascinato: capire come una determinata cellula è fatta e la sua funzione. Durante il mio percorso scolastico, a mia nonna è stato diagnosticato il Parkinson e per questo motivo ho deciso di voler intraprendere la carriera da ricercatrice, con il fine di poter studiare più a fondo i meccanismi cellulari e molecolari alla base di questa patologia. Inoltre, devo ringraziare i miei mentori, che mi hanno seguito nel mio percorso di studi e mi hanno trasmesso la passione e l’importanza della ricerca per lo studio delle malattie neurodegenerative.
Che ruolo ricopri attualmente nella ricerca?
Valeria Parente: Ricopro il ruolo di Study Coordinator, e il mio compito principale è gestire e coordinare gli studi clinici, che hanno l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia di nuovi approcci terapeutici prima che questi possano essere resi disponibili per i pazienti. Mi occupo di organizzare e supervisionare tutte le fasi degli studi, dalla pianificazione iniziale alla raccolta e analisi dei dati, assicurandomi che ogni attività sia condotta nel rispetto delle normative, delle linee guida etiche e degli standard di qualità. Collaboro strettamente con un team multidisciplinare per garantire che lo studio proceda in modo efficiente e che i pazienti siano seguiti con la massima attenzione. Inoltre, mi assicuro che tutta la documentazione sia accurata e completa, mantenendo un costante dialogo con i comitati etici e le autorità competenti.
Manuela Magni: Mi occupo dello studio delle malattie neurodegenerative, quali la malattia di Parkinson, attraverso lo sviluppo di modelli cellulari tridimensionali derivati da paziente. Questi modelli 3D, chiamati organoidi cerebrali, permettono uno studio più approfondito dello sviluppo della malattia ed inoltre sono paziente-specifici.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Manuela Magni: Il confronto. Ad ogni incontro e convegno amo potermi confrontare con altre persone appassionate alla ricerca e poter instaurare nuove collaborazioni. Inoltre, amo la bellissima sensazione che si prova ad ogni convegno quando incontro persone che apprezzano e comprendono l’importanza del lavoro svolto.
Cosa ti motiva a continuare ogni giorno nonostante le sfide?
Valeria Parente: La consapevolezza che il mio lavoro abbia un impatto reale. I risultati non sono mai immediati, ma pensare che il mio impegno possa aiutare qualcuno a vivere meglio, o addirittura a salvarsi, mi dà la motivazione per andare avanti. Sapere che, nel mio piccolo, sto facendo qualcosa che serve davvero rende il mio impegno significativo.
Manuela Magni: La scienza è un campo in cui non ci si ferma mai. Ogni giorno è una scoperta. Ogni risposta porta sempre a porsi nuove domande, ed ogni esperimento può aprire porte verso nuove prospettive. Anche un esperimento non riuscito è un dato e potrebbe essere anche un inizio da cui ripartire. Quindi non bisogna demordere o demoralizzarsi.
Se potessi descrivere la scienza con una sola parola, quale sceglieresti?
Valeria Parente: La scienza è “azione”. Non è solo teoria, ma un movimento continuo, è fatta di sperimentazione e innovazione che si traducono in applicazioni concrete. Nel campo della medicina, ogni progresso, ogni piccola conquista, si trasforma in una possibilità in più per i pazienti: cure più efficaci, vite salvate o migliorate. Ed è questa l’azione che intendo: contribuire a qualcosa di concreto che può fare la differenza per i pazienti e le loro famiglie.
Qual è il tuo sogno più grande come scienziata?
Manuela Magni: Fare la differenza, come grandi donne, quali Rita Levi di Montalcini; vorrei essere ricordata ed essere un esempio per le nuove generazioni di ricercatrici e ricercatori.
Che consiglio daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere questa strada?
Valeria Parente: Il mio consiglio è forse banale ma fondamentale: non demordere. Il percorso presenterà sicuramente sfide, ostacoli e, purtroppo, anche pregiudizi. È importante non farsi demoralizzare da queste difficoltà, ma anzi, vederle come opportunità per crescere e rafforzarsi. E ricordarsi sempre di proteggere l’emozione che sicuramente le ha spinte a iniziare questo viaggio e non farla offuscare dalle pressioni quotidiane e dalle responsabilità. La magia iniziale non va mai persa di vista, bisogna imparare a ritrovarla nei piccoli successi e nelle nuove scoperte, giorno per giorno. E soprattutto, non lasciare che nessuno faccia dubitare del proprio valore o delle proprie capacità, ma essere fiere della propria unicità e osare, senza paura di fare la differenza, fidandosi del proprio istinto.
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