Glicogenosi di tipo II (GSDII), Deficit di alfa-glucosidasi acida (GAA) o maltasi acida, Malattia di Pompe.

La malattia di Pompe è una rara patologia genetica autosomica recessiva causata dal deficit dell’enzima alfa-glucosidasi acida, che provoca accumulo di glicogeno nei lisosomi, e compromette i muscoli scheletrici, respiratori e cardiaci. Può esordire in età infantile con cardiomiopatia e ipotonia grave, oppure in età adulta con debolezza muscolare progressiva e insufficienza respiratoria. La frequenza stimata è di 1/40.000 nati.

La malattia di Pompe è causata da mutazioni del gene GAA localizzato sul cromosoma 17q25.3, che determinano una ridotta o assente attività enzimatica dell’alfa-glucosidasi acida. La trasmissione è autosomica recessiva: entrambi i genitori sono portatori sani e il rischio di malattia è del 25% per ogni gravidanza.

La malattia di Pompe presenta quadri clinici variabili, in base all’età di esordio della malattia. Nella forma infantile classica, i sintomi sono molto severi e comprendono: ipotonia grave, cardiomiopatia ipertrofica, insufficienza respiratoria precoce, difficoltà di alimentazione e ritardo motorio.
Nella forma infantile non classica i pazienti soffrono di debolezza muscolare progressiva, problemi respiratori senza grave cardiomiopatia. Esiste anche una forma ad esordio tardivo, che riguarda principalmente adolescenti ed adulti che si manifesta con debolezza prossimale progressiva, coinvolgimento dei muscoli respiratori, scoliosi e difficoltà di deambulazione.

La diagnosi di malattia di Pompe si basa su una combinazione di test biochimici, genetici, strumentali e, in casi selezionati, istologici. Tra gli esami principali vi sono: test del sangue per misurare i livelli di creatinchinasi (CPK) e transaminasi, il dosaggio dell’attività enzimatica GAA che può essere eseguito su goccia di sangue secco (DBS), su leucociti, fibroblasti cutanei o tessuto muscolare. È un test rapido, poco invasivo e particolarmente utile nello screening neonatale.
La conferma della diagnosi avviene attraverso l’analisi genetica del gene GAA con l’identificazione di mutazioni patogenetiche (due alleli mutati in omozigosi o eterozigosi composta). In alcuni casi, infine, la Biopsia muscolare permette di valutare istologicamente l’accumulo di glicogeno e la compromissione della via autofagica.
Il gold standard diagnostico unisce la conferma di attività enzimatica GAA ridotta o assente e l’identificazione di mutazioni patogenetiche nel gene GAA. Questo approccio integrato consente una diagnosi sicura e precoce, fondamentale per avviare in tempo il trattamento.

Terapie disponibili

Attualmente il trattamento principale per la malattia di Pompe è la terapia enzimatica sostitutiva (ERT), che consiste nella somministrazione endovenosa di alfa-glucosidasi acida ricombinante ogni due settimane. Questa terapia, se iniziata precocemente, può migliorare la sopravvivenza, ridurre l’accumulo di glicogeno e rallentare la progressione della debolezza muscolare e dei problemi respiratori. Oltre alla ERT, la gestione della malattia richiede un approccio multidisciplinare: fisioterapia e riabilitazione mirate per mantenere la mobilità, supporto respiratorio precoce (anche non invasivo), interventi nutrizionali personalizzati, e monitoraggio cardiologico e neuromuscolare regolare. In alcuni casi, sono necessari ausili ortopedici per migliorare postura e funzionalità. Sono in corso studi su nuove strategie terapeutiche, tra cui la terapia genica e molecole “chaperone” per stabilizzare l’enzima difettoso, con l’obiettivo di rendere i trattamenti sempre più efficaci e personalizzati.

Ricerca in corso

  • AT845-02 Studio per valutare la sieroprevalenza degli anticorpi anti-AAV8 e l’analisi dei biomarcatori in pazienti con malattia di Pompe a esordio tardivo.

Progetti attivi

  • AT845-02 

Contatti e approfondimenti

Email/Telefono: malattieneuromuscolari@policlinico.mi.it / 02 5503 6504