Ictus: a che punto è la ricerca?

Con oltre 200.000 casi ogni anno solo in Italia, l’ictus rappresenta la terza causa di morte – dopo le malattie cardiovascolari e i tumori – e la principale causa di invalidità: un fenomeno molto grave e in forte crescita a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

Le cause? Ce ne sono diverse.

Alcune, molto frequenti, sono dovute alla presenza di altre patologie come ad esempio l’aterosclerosi, l’ipertensione e il diabete. Altre, meno frequenti, sono ancora oggetto di studio.
È anche in questo ambito che si inserisce l’attività di ricerca del “Centro Dino Ferrari” – Università degli Studi di Milano – Ospedale Maggiore Policlinico.
Un lavoro che negli ultimi anni ha visto degli avanzamenti straordinari e punta a individuare sempre meglio i meccanismi di questa patologia, con l’obiettivo di migliorare la diagnosi e personalizzare le terapie.

 

Guarda il video e leggi l’articolo per saperne di più.

 

 

Cosa stiamo facendo nell’ambito della ricerca scientifica per migliorare la diagnosi e personalizzare sempre di più le terapie?

«La ricerca in ambito cerebrovascolare è in continuo aggiornamento e negli ultimi anni ha permesso degli avanzamenti straordinari nel ridurre la mortalità e la disabilità residua dopo un evento acuto. Una parte della ricerca inizia nella fase acuta dell’evento, attraverso lo studio radiologico con tecnologie avanzate tra cui la TAC e la RISONANZA MAGNETICA che permettono di garantire il miglior trattamento nel minor tempo possibile. Un’altra parte della ricerca viene effettuata in un secondo momento, durante il ricovero in Stroke Unit, in cui vengono effettuate analisi ad hoc con tecniche all’avanguardia per capire i meccanismi biologici dell’ictus nel singolo paziente, aprendo la via a nuove terapie nell’era della medicina di precisione».

 

Attualmente che tipo di ricerche si stanno portando avanti al Policlinico?

«Una delle cause principali dell’ictus consiste nella presenza di materiale, definito trombo, un insieme di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, che, purtroppo, può occludere un vaso del cervello. Tuttavia, fino al 30% dei pazienti viene dimesso senza essere riusciti a individuare una causa certa dell’ictus.
Un esempio di studio in corso consiste nell’indagare con tecniche biomolecolari la composizione del materiale occludente i vasi, che causa l’ictus. Questi approcci permettono di analizzare in laboratorio le proteine, le cellule e il DNA contenuto in questo materiale che, correlato con le indagini fatte al paziente durante il ricovero, ci permette di identificare nel modo migliore la causa dell’ictus e poterlo prevenire con i farmaci più adeguati.

Un altro tipo di ricerca molto all’avanguardia è quella indirizzata a modelli cellulari complessi, gli organoidi, che hanno implementato quelli che sono i modelli di studio usati storicamente e derivano da cellule staminali dei pazienti. In laboratorio abbiamo iniziato a creare un modello nuovo che rispecchia l’organizzazione sia neuronale sia vascolare del cervello del singolo paziente e che ci può permettere di capire meglio i meccanismi di queste malattie complesse, consentendoci inoltre di sperimentare approcci terapeutici innovativi in vitro.

Un ultimo aspetto molto rilevante e che mostra l’importanza delle patologie cerebrovascolari, si basa sulla ricerca di complicanze cerebrovascolari in pazienti con malattie rare e condizioni geneticamente determinanti che causano complicanze cerebrovascolari, come l’anemia falciforme, le porpore genetiche ed acquisite, le malattie dei mitocondri, le malattie metaboliche e le vasculiti. Per queste popolazioni di pazienti inizieranno degli studi con valutazioni multidisciplinari che permetteranno non solo di monitorare i pazienti nel tempo ma anche di identificare nuovi target terapeutici».

SOSTIENI LA RICERCA SULLE PATOLOGIE CEREBROVASCOLARI!