Ictus Ischemico

Con il termine ictus o stroke si intende l’improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili ad un deficit focale delle funzioni cerebrali.

L’ictus è ischemico in circa l’85% dei casi ed emorragico in circa il 15%. La prima tappa del processo diagnostico è il riconoscimento della patogenesi ischemica o emorragica dell’ictus, poiché la gestione di questi due eventi è radicalmente diversa. In entrambi i casi si tratta di una vera e propria emergenza medica che richiede una pronta gestione.
L’ictus è una patologia prevalentemente (ma non esclusivamente) della popolazione anziana; la sua incidenza, infatti, aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età: in Italia l’età media della popolazione con ictus è di 74,6 anni. Nella popolazione italiana l’incidenza della malattia varia tra 175 e 360 casi su 100.000 negli uomini, e tra 130 e 273 nelle donne. La prevalenza è del 6,5% nella popolazione compresa tra i 65 e gli 85 anni.
L’ictus ischemico è una patologa tempo-dipendente: si calcola che per ogni minuto di ischemia muoiano più di 2 milioni di neuroni. La tempestività dell’intervento terapeutico è fondamentale. Nella gestione terapeutica in acuto dell’ictus ischemico esistono due alternative:

1) Trombolisi endovenosa. La prima grande rivoluzione nella terapia dell’ictus ischemico acuto è stata l’introduzione della trombolisi endovenosa con l’attivatore tissutale del plasminogeno (rt-PA, Alteplase). Questo farmaco è in grado di “sciogliere” il trombo e ripristinare il flusso sanguigno nell’arteria cerebrale occlusa. Questo farmaco può tuttavia essere somministrato in sicurezza solo entro 4,5 ore dall’esordio dei sintomi. Questa stretta finestra temporale (fondamentale per evitare complicanze emorragiche) è ad oggi il principale fattore limitante all’applicazione su ampia scala di questa terapia. La letteratura scientifica recente mostra però dati incoraggianti: tramite l’utilizzo in fase acuta di studi di perfusione (disponibili presso la nostra UO) si è in grado di estendere la finestra terapeutica – in alcuni casi selezionati – fino a 9 ore dall’esordio dei sintomi.

2) Trombectomia meccanica. Dal 2014 abbiamo una seconda arma a disposizione, la trombectomia meccanica che consiste nella rimozione (meccanica appunto, per via endo-vascolare) del trombo. Questo approccio terapeutico ha incrementato le alternative terapeutiche (in acuto) disponibili nell’ictus ischemico, ma non è un approccio privo di rischi e anche la sua attuabilità è vincolata ad finestra temporale ristretta.
Attraverso l’organizzazione di protocolli di studio interni e collaborazioni di ricerca nazionali e internazionali la nostra Stroke Unit svolge un costante lavoro di ricerca clinica riguardo alla sicurezza e l’efficacia dell’ampliamento della finestra terapeutica nei pazienti con ictus ischemico acuto candidabili alla terapia di trombolisi endovenosa e/o di trombectomia meccanica, e all’utilizzo di nuovi farmaci in fase acuta (e sub-acuta) dell’ictus ischemico.

L’ictus ischemico riconosce diverse cause, alcune molto frequenti (es. fibrillazione atriale, patologia aterosclerotica dei vasi del collo), altre meno frequenti. È anche nell’ambito delle cause non frequenti di ictus ischemico che la Stroke Unit svolge attività clinica e di ricerca. Tra queste ricordiamo: la sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, l’ictus in età pediatrica e giovanile, le vasculiti del sistema nervoso centrale.

Cosa fare

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Tramite il call center è possibile prenotare, modificare o annullare le visite e gli esami ambulatoriali specialistici di diagnostica strumentale, in regime di Servizio Sanitario Nazionale. Prima di chiamare il numero verde, accertarsi di avere con sé l’impegnativa medica di riferimento e la tessera sanitaria.

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