Nel cervello di pazienti con malattia di Alzheimer si osserva la deposizione della proteina amiloide e la morte dei neuroni, localizzati nella cosiddetta sostanza grigia. L’esame radiologico mostra però anche un danno della sostanza bianca, costituita dalla mielina, che avvolge i neuroni facilitando la comunicazione tra gli stessi.
La natura di queste alterazioni non è ancora del tutto chiara. L’obiettivo, pertanto, di questo studio è stato quello di ricercare una possibile connessione tra patologia amiloidea e danno della sostanza bianca cerebrale. Sono stati dunque reclutati ottantacinque partecipanti: 65 soggetti con malattia di Alzheimer di nuova diagnosi (AD), demenza non-AD o lieve deterioramento cognitivo, e 20 controlli. I livelli di β-amiloide1-42 (Aβ) sono stati determinati in campioni di liquido cerebrospinale. Tra i pazienti, 42 presentavano livelli patologici di Aβ, mentre 23 avevano livelli di Aβ normali. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un esame neurologico completo, a dei test neuropsicologici e a una risonanza magnetica cerebrale, che ha quantificato il carico lesionale della sostanza bianca.
Abbiamo evidenziato un aumento di carico lesionale nei pazienti con livelli patologici di Aβ sia rispetto ai controlli sani sia rispetto ai pazienti con livelli liquorali normali. È interessante notare che i livelli liquorali di Aβ sono risultati essere i migliori predittori del carico lesionale della sostanza bianca dei pazienti.
In conclusione, il danno della sostanza bianca appare un elemento cruciale nella patogenesi della malattia di Alzheimer e la correlazione tra i livelli di amiloide nel liquor e il carico lesionale cerebrale sembra suggerire un legame diretto tra la patologia amiloidea e il danno della sostanza bianca cerebrale. Questa osservazione potrebbe aprire la strada all’identificazione di nuovi bersagli terapeutici
La malattia di Nasu-Hakola (NHD), nota anche come osteodisplasia lipomembranosa policistica con leucoencefalopatia sclerosante (PLOS) è una rara leucodistrofia ereditaria recessiva associata a demenza presenile e fratture ossee ricorrenti da lesioni scheletriche agli arti. E’ associata a difetti genetici ereditari che causano una perdita di funzione della proteina “triggering receptor expressed on myeloid cell-2 gene” (TREM2).
In questo articolo descriviamo il caso di una giovane donna affetta da NHD, esordita a 37 anni, con un decadimento cognitivo polisettoriale progressivamente peggiorato nel tempo. Attraverso l’esecuzione di una PET con un tracciante specifico (Florbetapir) abbiamo dimostrato la presenza di depositi cerebrali di proteina beta-amiloide nella paziente e nei suoi genitori (entrambi portatori di una copia del gene mutato).
I depositi cerebrali di beta-amiloide sono caratteristici di un’altra forma di demenza estremamente più comune, la malattia di Alzheimer, su cui si stanno concentrando notevoli sforzi per l’identificazione di una cura attraverso numerose sperimentazioni con terapie mirate a ridurre e/o a prevenire la formazione dei depositi. Il legame tra le due malattie è ulteriormente rafforzato dalla dimostrazione che alcune varianti di TREM2 in eterozigosi aumentano il rischio di sviluppare l’Alzheimer.
Quindi, da un lato questo articolo apre le porte a nuove prospettive terapeutiche per la NHD, una malattia estremamente rara ad oggi senza cura. Inoltre, la dimostrazione della presenza di beta-amiloide a livello cerebrale in questa paziente e nei suoi parenti supporta ulteriormente un ruolo di TREM2 nello sviluppo della malattia di Alzheimer, con ovvie implicazioni per l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici.